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Il videoclip di Barrì raccontato da Avincola e Amir Ra

Il 3 ottobre è stato svelato al pubblico il videoclip di “Barrì”, canzone del talentuoso Avincola da cui deriva l’omonimo album dell’artista romano.

Un’opera cinematografica di brevissima durata ma carica di forte impatto, capace di racchiudere l’universo che la canzone evoca, grazie soprattutto all’impianto visivo che s’interseca tra la musica e le parole lasciandoci scrutare le immagini come fossero il frutto di un sogno o, chissà, di altre vite.

avincola videoAmir Ra, il regista del videoclip, accompagna lo spettatore in una dimensione onirica e colorata in cui il ricordo si fa visione multiforme e la nostalgia (probabilmente dell’eterno) attende tra i campi aperti (dell’infanzia) e la “giungla” interiore l’ospite (il sognatore) per mostrargli una luce diversa filtrata da uno specchio in cui le cose di tutti i giorni si trasformano in simboli.

“Barrì” deve il suo testo ad un notevole paroliere della canzone italiana Pasquale Panella che in questa occasione fa riemergere straordinari echi del passato ma costruendo, complice lo spirito avincoliano che nella musica trova il suo apice, un’ottica allucinante e fresca. Infine, a chiudere il cerchio, Morgan scende in campo con la lettura di una sua splendida poesia contenuta nella raccolta “Parole D’aMorgan” e da cui è stata tratta la canzone. In questo modo Morgan, con la sua voce potente e a tratti sulfurea-sognata-cercata, evoca il tempo di ciò che fu e di quel che sarà altrove, unendo il sé alla natura come un capolavoro di dannunziana memoria ma volto ad una conoscenza superiore simile a quella di un mistico in viaggio verso la luce, verso una conoscenza superiore.

Ma colui che è stato “luce/ingranaggio/chiave/ponte”, che hacondotto le genti/in luoghi inesploratiecontattato spazi/e tempi piegatiecco che incontra “lei”, musa indicibile e misteriosa il cui incanto genera l’impulso di salire alla sua grazia effeminata/odorante di vita e piena del tempo/finalmente saturo di un senso/prima d’ora mai incontrato/e che ‘amore’ ho definito”. Per l’occasione abbiamo intervistato Avincola e Amir Ra e ci hanno svelato numerosi dettagli su “Barrì”.

Dunque, reggetevi forte, che il viaggio del nostro Avincola abbia inizio…

Partendo dal brano, come è stato il lavoro della musica applicata al testo scritto da Pasquale Panella?

Avincola: Guarda, il testo di “Barrì” presentava frasi molto corte. La prima cosa che ho fatto è stata prendere i primi versi e farli diventare il ritornello, oltre che nella prima strofa della canzone. Non è stato estremamente faticoso tecnicamente adagiare la musica sulle parole, però è stato affascinante cercare di far suonare la musica come suonavano le parole. Poi, un’altra cosa che sicuramente aveva il suo fascino era sapere che la canzone nasceva da un grande poeta, Pasquale Panella, di cui sono fan.

Com’è stato strutturare, comporre, a livello visivo ciò che era stato trascritto nella canzone?

avincola barrìAmir Ra: “Barrì” mi è piaciuta tantissimo dal primo ascolto. L’idea che avevo per il video, e di cui ne ho subito parlato con Simone, era di non seguire pienamente le parole della canzone ma raccontare qualcosa che potesse dare forza alla scrittura attraverso un’identità propria sul piano visivo. Allora ci siamo chiesti perché non pensare la canzone come la colonna sonora di un momento all’interno di una storia e viverlo in una dimensione più ampia? Siamo partiti da lì e infatti il preambolo della parte visiva è quel minuto in cui c’è la poesia di Morgan tra le immagini di questa ragazza che guarda sé stessa multiforme, piena di sfumature, in luoghi onirici che non riesce a capire se sono contesti in cui si trova davvero oppure vorrebbe essere. Credo che questo racconti un po’ il cuore della storia. Questa ragazza che esprime una forma liberatoria, con o senza il velo, attraverso le sfumature dei ricordi di una vita precedente in svariate forme che l’accompagnano assieme alla canzone che diventa così la colonna sonora di quel momento, da quando parte la canzone appunto.

Ascoltando la poesia di Morgan e poi la canzone, si avverte l’idea di un viaggio nell’eternità in “Barrì”, in balìa dei sogni. Simone, qual è il tuo dialogo con la dimensione dell’eterno e con il viaggio?

Avincola: Sicuramente con un viaggio onirico e quasi rarefatto, che però ha una sua lucidità. Spesso dico che anche le cose apparentemente surreali nascondono alla base sempre un pensiero lucido, perché in fondo il surreale nasconde sempre qualcosa di importante. Nel momento in cui hai la possibilità di trovare qualcosa di tuo nella surrealtà di ciò che osservi o ascolti vuol dire che allora c’è più concretezza lì che nella vita di tutti i giorni, nel quotidiano, ed è una sensazione che personalmente mi arriva molto da questo video.

Il videoclip presenta molti spunti legati al cinema surrealista, in particolar modo con l’universo di Alejandro Jodorowsky che donano una maggiore forza al racconto. Amir, che rapporto hai con il sogno e come l’autenticità e la purezza del mondo interiore, dell’inconscio, ha caratterizzato il tuo sguardo cinematografico?

Amir Ra: Innanzitutto ti ringrazio per questa domanda perché racchiude l’essenza del mio percorso in un certo senso, ovvero l’idea di quanto noi esseri umani abbiamo controllo sul nostro destino e questo si lega all’idea del sogno. La cosa che mi affascina è il cercare la parte più intima di noi stessi che facciamo molta fatica a guardare o a dire. Quindi attraverso l’utilizzo del mezzo cinematografico voglio lasciarmi andare alle conseguenze di quello che accade, cosa che ho cercato di riportare nel videoclip ma anche in altri lavori precedenti, mostrando la parte più intima che è nascosta all’interno di un sogno ed è la parte più pura di noi perché non è soggetta alle influenze esterne che connotano il mondo reale. Alla fine lei, la protagonista del videoclip, è lì presente ma allo stesso tempo rappresenta lo sguardo di tanti noi, che guarda fuori e cerca di capire qual è il suo posto nel mondo rispetto a tutto ciò che le è accaduto e quello che le accadrà. Il simbolismo era fondamentale e ho voluto addirittura rimarcarlo con una presenza di effetti sonori durante la lettura della poesia iniziale e questa frizione di volumi, in cui qualcosa entra di più rispetto ad altro, per dare forza a tutto quello che si percepisce come sensazione. Quindi per me il simbolismo è fondamentale e se mi citi Jodorowsky mi sorride il cuore perché mi ritrovo pienamente in quel non luogo e la stessa cosa vale per registi come Fellini.

Simone, che realzione hai avuto con i simboli evocati nel videoclip di “Barrì”? Credi che le canzoni possano utilizzare la simbologia a proprio favore per arrivare al cuore degli ascoltatori?

Avincola: Per quanto riguarda il video, una cosa che ho apprezzato molto è questo simbolismo che ho avuto l’occasione di viverlo appieno durante le riprese scoprendo continuamente cose che Amir non mi aveva detto e che quindi vedevo per la prima volta in diretta. Le scene dello specchio le ho scoperte così ed è stato davvero bello. Poi, anche il fatto di avere delle sensazioni simili o diverse tra il prima e il dopo sicuramente ha il suo perché. Dal punto di vista testuale non ti so dire perché come cantautore il simbolismo non l’ho ancora affrontato molto. I simboli, come sai, sono per me cose molto chiare nelle canzoni per il mio stretto contatto con la quotidianità in cui però questi oggetti comuni e apparentemente banali diventano a loro modo dei simboli e raccontano qualcos’altro. 

Ad esempio  per me diventa simbolo qualcosa che nella quotidianità ci passa davanti e ci sembra inutile, come un autobus che passa e che invece per me può trasformarsi all’interno di una canzone in un rapporto che finisce. Quindi è una materia che ho sempre affrontato in maniera meno introversa. Devo dire che lavorare sui testi di Panella e con Amir, che oltre ad essere un amico è anche un grande regista, un po’ mi ha fatto venire voglia di trovare una chiave diversa a livello simbolico nelle prossime canzoni. Chissà…          

Com’è stato il lavoro sul suono dal punto di vista musicale e cinematografico?

avincola panellaAvincola: Panella mi disse che la canzone non è altro che l’accettazione da parte del testo nel lasciare a volte il passo alla musica e il viceversa. In fondo è un gioco di equilibri. Per quanto riguarda più specificatamente la canzone “Barrì”, avevo a disposizione un testo che era molto introspettivo che può essere osservato da vari punti di vista e allora, siccome amo i contrasti, ho cercato di fare qualcosa che fosse all’opposto e quindi molto semplice a livello di accordi e giro armonico e addirittura con questo loop di batteria che avevo già preconfigurato. Ho lasciato una base molto semplice e orecchiabile su cui poter costruire qualcosa di più complesso partendo proprio dal testo.   

Amir Ra: L’effetto sonoro per me è fondamentale perché è ciò che catapulta lo spettatore nell’ottica cinematografica. Nel momento in cui dai valore a tutte le percezioni che accadono normalmente quando cammini per strada, decidendo a cosa dare maggiore attenzione, credo sia quella cosa che rende potente il cinema facendo in modo che sia il regista a indirizzare l’attenzione del pubblico e a dirottarla dove vuole.

Quindi l’idea di creare questo cuscino, ad opera di Dario Lanzellotti e che potesse creare i contrasti tra le immagini che a loro volta vengono potenziate, devo dire che è stata un’esigenza naturale e per nulla forzata. Collaboro da tanto tempo con Dario e ormai ci capiamo al volo e credo che questo effetto su cui abbiamo lavorato abbia dato una dimensione al preambolo del videoclip che precede lo splendido pezzo.

Voglio rivelarti una cosa che non ho mai detto neanche a Simone: questa ragazza per me rappresenta la figura di una nonna. Quella corsa nei campi mi riporta alle estati che passavo da mia nonna e così, attraverso quella corsa ho rivisto la mia infanzia trovandomi in intimità col personaggio.

E l’introduzione di voce e poesia da parte di Morgan?

Avincola: È stato inaspettato, perché gli avevo girato il videoclip che gli era piaciuto molto. Gli ho chiesto se era interessato a registrare una frase della sua poesia da poter utilizzare nell’introduzione del video e invece lui mi ha fatto la grande sorpresa.

Qualche giorno dopo, verso le tre di notte, mi arriva questo vocale con la  sua lettura dell’intera poesia. Il video gli era talmente piaciuto che ci ha chiesto di mettere questa registrazione nella prima parte dicendo che era meglio l’intera poesia che un breve estratto e ovviamente noi gli abbiamo detto che sarebbe stato bellissimo e così è stato inserito tutto l’audio.

Amir Ra: Credo che per i musicisti Morgan è come Garrone o Sorrentino per noi cineasti, un vero maestro contemporaneo. Sono stato contentissimo della sua partecipazione al videoclip soprattutto perché non era una cosa scontata e quindi il fatto che abbia deciso di fornirci questo grande supporto di sua spontanea volontà dopo aver visto e apprezzato il videoclip per me ha significato molto.

Da un punto di vista registico è stato molto importante riuscire a collimare il mio punto di vista con l’inserimento della lettura, quindi ci sono stati dei cambiamenti da parte mia ma credo che sia venuto fuori quell’equilibrio che ha portato a far uscire la giusta armonia nel mondo visivo che si è creato.

Amir, in chiusura, come hai colorato l’universo avincoliano di “Barrì”?

Per quanto riguarda l’utilizzo dei colori, per me era fondamentale mostrare un mondo colorato in grado di donare quell’atmosfera onirica carica di simbolismo che in realtà è l’effetto che mi è arrivato subito dopo il primo ascolto della canzone. Anche i costumi e i luoghi dovevano vivere attraverso i diversi colori, in particolar modo i personaggi che ruotano attorno alla protagonista. Ho voluto che dominassero la scena i colori caldi, saturi, che richiamano una sorta di pellicola. L’insieme di tutto questo è servito ad accompagnare un racconto come “Barrì”.


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